MANIFESTA 12

“Molti confidano che Manifesta cambierà Palermo, e io tra questi, ma sono invece certo che già Palermo ha cambiato Manifesta. E la micro-storia delle relazioni tra Palermo e Manifesta può dare indicazioni preziose ad altre città che scelgano la strada di un diverso presente fondato sull’arte, sulla cultura e sulla creatività, sulla partecipazione e sul welfare culturale, sulla rigenerazione urbana e umana. Perché Manifesta 12 a Palermo è un utile laboratorio per sperimentare la improrogabile territorializzazione delle politiche culturali e creative.”

Maurizio Carta

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Un mese e mezzo fa circa lessi questo articolo su Manifesta 12 di Maurizio Carta per DOPPIOZERO.

Oggi dopo averla visitata confido ancora di più nel suo punto di vista.

Alcuni passaggi del suo articolo:

“L’incontro con Palermo, ormai due anni fa, ha cambiato Manifesta facendole compiere una metamorfosi di cui le persone e la cultura locale sono stati i catalizzatori. La relazione di Manifesta con Palermo – con il Comune e l’Università, con gli studiosi e i giovani talenti, con gli artisti e gli attivisti, con le associazioni e i cittadini – è stata dirompente per una Biennale innovativa come quella inventata da Hedwig Fijen ventiquattro anni fa e che ha fatto del nomadismo e della fluidità la sua cifra politica e sociale, prima che artistica. Approdando nella fluidità plurale, creativa, conflittuale, policroma di Palermo ne è rimasta sedotta e ne ha tratto l’occasione per rivedere sia la visione che la modalità di relazione con la città ospite: utile indirizzo per altri eventi culturali nomadi. Non è stato ridotto il nomadismo, ma ne è cambiato il carattere: si è fatto urbano. Non è più la leggerezza del passaggio temporaneo alla ricerca di nuova energia la spinta che ne guida il cammino, ma vi è la disponibilità di arare il terreno e seminarlo per far germogliare frutti che rendano rigogliosa la città. Manifesta – sineddoche di altre iniziative artistiche urbane – non ha più la neutralità dell’innesto di arte contemporanea ma ha la responsabilità dell’innesco di processi evolutivi generati dall’arte contemporanea”. […]

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“Visitare Manifesta 12 richiede un approccio multisensoriale: le opere e le installazioni artistiche colpiranno il vostro senso estetico e politico con la potenza della denuncia di condizioni globali e locali di diseguaglianza e intolleranza. I palazzi, i cortili e le piazze i cui sono collocate colpiranno il vostro lato emotivo con la loro potente bellezza, con la loro decadenza che reclama nuova vita, con la loro precedente clausura che pretende di colmare le storie non raccontate in tutti questi anni. Infine la città, quella che vedete dalle finestre, dagli anfratti, dalle terrazze, dai vicoli, vi richiama all’azione, vi incanta senza sedarvi, e vi spinge ad essere i paladini del suo cambiamento, vi arruola nella nostra battaglia di futuro. E allora, con il Palermo Atlas come sottotesto, immergetevi nella Kalsa, il quartiere epicentro di Manifesta, e iniziate da Palazzo Butera, nuova specie di spazio museale accuratamente restaurato da Massimo Valsecchi per essere un motore di ricerca, un atlante di arti e linguaggi, ma anche edificio poroso che ricongiunge la città al suo mare. Godetevi le policrome installazioni dei Fallen Fruit che contendono agli affreschi del soffitto il vostro sguardo, e poi proseguite per Palazzo Forcella-De Seta, bricolage di architetture ed epoche che contiene le opere di Forensic Oceanography e di Patricia Kaersenhout. Entrate a Palazzo Ajutamicristo e, dopo aver telefonato ad una spia in giro per il mondo in un gioco di specchi in cui lei non sa di essere spiata da voi, salite al terzo piano dove le opere di John Gerratd, Rayyane Tabet e Lydia Ourahmane vi apriranno gli occhi sulla pervasività dei network transnazionali di controllo dei dati, delle risorse, delle persone. Passando dal giardino inconsueto dei Cooking Sections, arrivate all’Archivio di Stato nell’ex Convento della Gancia in cui i Masbedo vi aprono una stanza delle meraviglie stracolma di faldoni, libri, documenti, pratiche – forme pre-digitali di controllo – in cui un burattino animato da Mimmo Cuticchio vi inviterà a liberarvi dei fili che codificano le vostre vite”. […]

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“Palermo è stata fondata come “tutta porto” e il mare le ha dato per secoli la sua vitalità, poi è diventata “tutta orto”, giardino paradisiaco di diversità botanica e la natura le ha donato la vitalità della sua bellezza vegetale, ed è stata anche “tutta arte”, da sempre luogo di artisti sublimi, di correnti artistiche e di avanguardie, spesso autorevole nel panorama internazionale, anche dell’arte contemporanea. Oggi può rinascere dall’essere simultaneamente tutta porto, tutta orto e tutta arte. Non si tratta solo di un gioco linguistico, ma è la sintesi delle tre identità – anzi re-identità – che possono definire, accelerare e focalizzare la grande metamorfosi della città del diverso presente che rigenera il futuro a partire dal suo migliore passato. Ripartendo dal rapporto d’amore con il mare, dalla simbiosi con la natura e dalla energia creativa dell’arte.

E questa, per me, è l’eredità che lascerà Manifesta, nuovi occhi per guardare la città, ma soprattutto un nuovo modo di raccontarla, di percorrerla, di avere cura della nostra meraviglia, sorgente del nostro desiderio di conoscere, come scriveva Aristotele nella Metafisica I”. 

http://www.doppiozero.com/materiali/reimmaginare-palermo-ricodificare-manifesta

Per maggiori informazioni: http://m12.manifesta.org 

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